Si dice spesso che ogni crisi nasconda una opportunità; forse lo si afferma per darsi coraggio e resistere alle avversità. È così che alcuni reagiscono agli imprevisti, percorrendo vie sconosciute. Gli ultimi mesi hanno messo l’intera umanità di fronte a uno scenario impensabile nell’epoca della modernità, e tutte le sicurezze sono andate in frantumi. Non c’è persona, comunità, organizzazione che non abbia fatto i conti con dolore, paura, preoccupazione per il futuro. Quell’assunto che coniuga difficoltà e possibilità è sembrato allora assurdo, impensabile.
Anche  Cooperativa sociale LEONARDO, si è trovata ad affrontare un evento mai sperimentato prima: l’impossibilità di contatto diretto con bambini, ragazzi e genitori. La nostra quotidianità di educatori si è dissolta in un attimo: i gesti, i luoghi, i tempi e i riti dell’agire educativo ci sono stati preclusi. La situazione, tuttavia, è divenuta occasione, grazie all’idea di reimpostare il servizio attraverso piattaforme per le videochiamate. Ecco, ancora all’improvviso, un cambiamento significativo: nuovi contesti e nuove forme per l’educazione. Siamo transitati insieme, i colleghi ed io, in un setting inesplorato. Unico bagaglio: la nostra professionalità, la nostra identità, da integrare tra loro per affrontare in pienezza l’inedita sfida. È nata così un’azione di consulenza imperniata sul counselling psicopedagogico di gruppo e una concezione psicosociale della formazione per accompagnare l’implementazione e lo sviluppo del modello di intervento da remoto.
Nel susseguirsi degli incontri tra educatori, le questioni aperte non hanno mai riguardato tecnica, programmazione, strumenti pratici...questi temi sono rimasti sullo sfondo. Il gruppo si è invece compattato intorno a una ricerca di significati continua e condivisa. Ci siamo proiettati gradualmente in un paradigma di scambio: gli apprendimenti sono frutto di una comune  costruzione a partire da materiale esperienziale ricomposto con impegno ermeneutico.


Si è raccontato, narrato, e pensato insieme. Si sono manifestati diversi punti di vista che, integrati tra loro, ci restituiscono un’immagine completa e multidimensionale dell’educatore e del servizio che svolge. La relazione tra cura gruppo e professionalità è il filo rosso che percorre l’intero lavoro, in forza dell’idea che il gruppo sia la dimensione privilegiata in cui prendersi cura della professionalità educativa, chiamata a un continuo sforzo di conoscenza e sviluppo perché sempre legata all’attualità. Viene poi tracciato un quadro della consulenza di secondo livello: formare chi forma, educare chi educa. Sono brevemente illustrate le funzioni di coordinamento, formazione e consulenza, supervisione. Queste attività comportano l’affiancamento a gruppi di professionisti colti come un “sistema esperto”, con la finalità di facilitare autocomprensione, empowerment e cambiamento. Molte le analogie con il counselling individuale come accompagnamento per una crescita personale, per aiutare ad aiutarsi. Il corpo centrale descrive l’origine e lo svolgimento del percorso formativo attivato all’interno della Cooperativa LEONARDO, la sua progressiva organizzazione e i ricchi contribuiti dei colleghi. Sono riportate le loro parole, la reportistica degli interventi educativi, le sequenze delle attivazioni. Un quadro vivido, uno spaccato di vita della cooperazione sociale e dei servizi pedagogici al tempo odierno. Sullo sfondo, il lockdown, l’isolamento delle famiglie, la didattica a distanza che da sperimentale diventa quotidiana, i bambini che si ritrovano ad essere soprattutto “figli” e non più “alunni”, “compagni”, “amici”. Infine, il cammino svolto viene ripercorso con uno sguardo duplice: sul gruppo e sul conduttore. In particolare, attraverso l’analisi di domanda, processo ed esiti si evidenziano i relativi apprendimenti e cambiamenti sviluppati in termini di competenze, autoconoscenza e autocomprensione. Nel reinventare il servizio educativo in tempi di pandemia, ci hanno guidato alcune linee, basilari per le professioni di aiuto: la relazione non è un bene tout court, ma lo diviene se è di qualità, basandosi sull’ascolto e sul riconoscimento dell’altro.


Questo incontrare l’altro ci mette in contatto con noi stessi: tutti ci siamo riconosciuti fragili e nel volto dell’altro (quanti visi di genitori, ragazzi e bambini sui nostri schermi!) abbiamo letto le stesse nostre difficoltà e preoccupazioni. Da ultimo, idea forse banale, ma determinante in questi giorni: i gesti quotidiani contano. Non fermarci ma bussare, seppur virtualmente, alle porte delle famiglie ha dato un segnale di speranza per tutti.

Orietta Ratti